TRIORA E CERVO - 19 APRILE 2012
Scritto da Agenzia
Domenica 27 Maggio 2012 14:48
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A SPASSO TRA I BORGHI PIU' BELLI D'ITALIA: TRIORA, IL PAESE DELLE STREGHE, E CERVO

Una settimana di condizioni meteo decisamente poco primaverili, vento e pioggia implacabili, hanno anticipato la nostra partenza per la gita giornaliera a Triora – il "paese delle streghe" – nell'entroterra ligure, e a Cervo, uno dei più romantici e caratteristici borghi marinari della Liguria.

Partiti di buon mattino, in realtà lasciamo la pioggia alle nostre spalle subito dopo il passo del Turchino, caratterizzato da nubi nere e gonfie di pioggia; il cielo si apre a grandi sprazzi di un azzurro intenso, ed è a tratti attraversato da più di un arcobaleno. Veniamo colti da meraviglia e stupore, increduli soprattutto per tanta fortuna.

Arrivati ad Arma di Taggia, incontriamo la guida che sale con noi sul pullman, per raccontarci storia e curiosità di Triora lungo il tortuoso e impervio tragitto, ricco di panorami mozzafiato.

La strada costeggia il piccolo fiume Argentina che scorre verso il mare scendendo dalle montagne dell'entroterra. A mano a mano che sale, diventa sempre più stretta e tortuosa.

Si ha come l'impressione di entrare materialmente nelle colline, si sale curvando a destra e poi a sinistra, avvicinandosi sempre di più alla vetta dei colli e al cielo, visibile solo a tratti attraverso gli alberi del bosco. Piante ed arbusti di ogni dimensione, di ogni specie, di ogni sfumatura di verde che si possa immaginare. Tronchi diritti e svettanti verso il cielo, interamente ricoperti da edera rampicante che sembra essere stata loro cucita intorno da mani fatate, sembra quasi un segno di riconoscimento, come se quegli alberi fossero stati censiti uno per uno.

A tratti, si trovano dei segni di civiltà e di nuovo sembra di essere tornati in un mondo che sta con i piedi per terra : si passa da una cava di marmo, sorta in un punto dove le acque del torrente sono particolarmente blu, per proseguire verso paesini abitati da una ventina di anime, con le case di pietra ordinate e pulite, fiori colorati alle finestre, gatti sonnecchianti ai balconi. Osterie dai nomi accattivanti, che stuzzicano l'appetito soltanto leggendoli: l'Osteria del Fungo, la Trattoria del Cinghiale Bianco, tavoli di legno bagnati dalla pioggia caduta recentemente ed incessantemente da giorni, camini fumanti che fanno pensare a tavolate di gente riunita intorno ad un gustoso arrosto e ad un fiasco di vino rosso. Si attraversa un paesino dalle strade minuscole, dove le persone sembrano vivere all'aperto nella piazza e dove i negozi del panettiere e del fruttivendolo sono aperti e affollati.

Ancora qualche curva e si arriva in una zona chiamata Le Cascate, dove il torrente Argentina, dopo alcuni piccoli salti forma una serie di laghetti naturali, dai colori incredibilmente turchesi. Intorno ci sono zone verdi curate e attrezzate per pic-nic estivi e gli alberi che creano ombra sembrano meno naturali, le loro punte sono squadrate, l'erba che ricopre le loro radici è rada.

L'ennesima curva e improvvisamente, sopra alla nostra testa sul lato destro della strada, si può intravedere Triora. A prima vista sembra un paese piuttosto grande, sviluppato in lunghezza sulla collina dove le coltivazioni sono a tratti interrotte da ruderi di casolari antichi e di torri dall'aspetto sinistro.

La prima parte del paese, adiacente alla strada asfaltata che finisce proprio lì e dove sostano automobili e pullman, è piuttosto turistica. I negozi di souvenirs espongono cappelli da strega di ogni colore e dimensione, maschere con nasi bitorzoluti, pupazzi di streghe / befane che volano sulle scope; anche la strega di bronzo che dà il benvenuto ai turisti mescolando nel suo pentolone è piuttosto scontata, ma qui una fotografia è comunque d'obbligo.

Le stradine che convergono alla piazza principale, quella della chiesa, sono da qui in poi fatte di pietra, ed un solo sentiero centrale in mattone rosso permette un camminamento leggermente più agevolato. La pendenza è una costante: gradoni, salite, discese... ci si muove in un intricato labirinto di vie che fiancheggiano case di pietra e sasso, alcune quasi rimesse a nuovo, altre in uno stato di evidente abbandono. Un luogo magico, indubbiamente, dove queste donne considerate streghe potevano nascondersi all'ombra quando braccate, o scappare verso il bosco, non riuscendo comunque mai, secondo le leggende, a sfuggire alla loro sorte. Una sorte triste e malvagia, di torture e di morte, avvenuta spesso per suicidio.

Alzando gli occhi dalla strada e osservando i portali di ingresso delle abitazioni, si possono scorgere mirabili sculture in sasso che vogliono raffigurare sugli archi delle porte i mestieri dei loro abitanti: ci sono il farmacista, il libraio, il rilegatore, il macellaio e altri simboli, misteriosi e legati forse all'esoterismo, ci immergono definitivamente in un mondo parallelo fatto di magia, ma anche di povertà e di paura. Un mondo che noi oggi amiamo rievocare, ma che non possiamo comprendere completamente e che soprattutto ci lascia frastornati quando pensiamo alle incredibili sofferenze fisiche e morali che queste donne erano costrette a subire e che noi oggi mitizziamo in modo allegorico e scherzoso.

La piazza della chiesa si apre improvvisa tra i cunicoli e la luce fa strizzare gli occhi: l'interno è luminoso e profumato; ci sono fiori ovunque, di ogni colore e abbinati un po' a caso, sull'altare principale e di fianco ad ognuna delle statue di Santi che costellano la navata da entrambi i lati.

Nel frattempo fuori l'aria si è scaldata e anche un paio di grossi gatti, rigorosamente neri, si stanno crogiolando in quel calore inaspettato.

La visita a questo magico paese fatto di sassi, pietre e sussurri sta per finire.

Prima di ripartire, ci concediamo un po' di sano shopping gastronomico in un negozietto d'altri tempi dove si vendono salumi, formaggi, il tipico pane del luogo, conserve e sughi, marmellate e dolci, e persino libri, tra i quali spicca il Martello delle Streghe, un tomo dal colore cupo e dal peso decisamente notevole.

Dopo aver ripercorso le innumerevoli curve fino a valle, arriviamo al ristorante "Giuan" di Arma di Taggia, dove ci attende un favoloso pranzo a base di pesce: un misto di antipasti caldi e freddi dai sapori genuini, tradizionali o innovativi, come il filetto di cervice al lime; dei golosi ravioli di triglia, rigorosamente fatti a mano, dei quali qualcuno si è concesso il bis ben volentieri; una grigliata di tonno, spada e teneri calamari accompagnati da contorni di stagione; per finire con un goloso cremino al cioccolato: il tutto condito da un fresco Vermentino della casa.

Con la pancia "piena" e decisamente soddisfatti, usciamo al caldo sole e riprendiamo la strada con il pullman, costeggiando un mare piuttosto agitato, ma dai colori spettacolari grazie anche al cielo che oramai è sereno e limpido.

Arriviamo a Cervo, altro piccolo comune inserito tra i "Borghi più belli d'Italia"; ci si arriva percorrendo a piedi una scalinata che ripidamente sale tra ulivi e alberi di limone. Tutto il paese, piccolo e romantico, è un labirinto di terrazze, archi, scalinate, case medievali aggrappate alla roccia di fronte al mare. Una varietà di scorci inimitabili fanno la delizia di pittori e fotografi. Piccoli negozietti pieni di ombra e di profumi offrono saponi, ceramiche decorate, gioielli fatti a mano, vestiti eleganti di seta frusciante, prodotti tipici del luogo.

Sulla sommità del paese si staglia la chiesa parrocchiale, nota come la "chiesa dei corallini"; questo era infatti il soprannome dei pescatori locali, impavidi pescatori di corallo.

Dopo questa piacevole passeggiata digestiva, riprendiamo i posti sul pullman e partiamo verso casa. Complice il maltempo, il traffico è quasi totalmente assente e arriviamo in perfetto orario, e forse leggermente in anticipo, rispetto alla nostra tabella di marcia.

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Ultimo aggiornamento Domenica 27 Maggio 2012 15:09